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7^ puntata - ''L’influenza della rivoluzione industriale sulle famiglie italiane'' parte 1

7^ puntata - ''L’influenza della rivoluzione industriale sulle famiglie italiane'' parte 1


L’influenza della rivoluzione industriale sulle famiglie italiane - parte 1

L'impatto dello sviluppo industriale in Italia ha portato a dividere il paese in tre territori, Nord, Centro e Sud. La parte settentrionale d'Italia è la più industrializzata da confrontare con il resto del paese. L'Italia meridionale durante il periodo di industrializzazione, era ancora popolata da famiglie rurali e proprietari terrieri, le cui famiglie vivevano dal prodotto offerto dalle proprie terre. Queste famiglie si adagiavano, contentandosi nel vivere il loro stile di vita rustico ed allo stesso tempo si opponevano allo sviluppo delle industrie. Pertanto, i meridionali italiani iniziarono ad essere in conflitto con la parte settentrionale d'Italia a causa di divergenze di opinione in riguardo l’insorgenza di nuove industrie che per il Sud era sinonimo di inquinamento. Tuttavia, il resto della popolazione meridionale, che non era d'accordo con la massa, decise di stabilirsi a nord con le proprie famiglie, dove la fabbrica di automobili, come la FIAT a Torino, era in grande espansione, offrendo posti di lavoro e dando il benvenuto ai nuovi arrivati dal sud, per l’urgenza di entrare a far parte del nuovo sistema capitalista. Altri italiani del sud optarono nella ricerca di occupazione all'estero, come ad esempio in America; Venezuela (Caracas) ed Argentina, Stati Uniti (New York), ed in Australia (Sidney), dove alcuni gruppi si dedicavano alla cultura botanica ed altri invece si imbarcavano come capitani di lungo corso.


Mentre gli italiani del nord lavorando nelle fabbriche, avevano il privilegio di soddisfare le proprie esigenze, acquistandosi una nuova auto che divenne causa di maggiore traffico ed inquinamento nelle citta’, la popolazione del sud prendeva in seria considerazione la salvaguardia di un ambiente pulito, preservando la natura e le sue risorse, godendone del proprio cibo organico. Altre famiglie meridionali mantenevano la loro tradizione di maglieria (uncinetto), ereditata dalle nonne la cui abilità si manifestava come un dono naturale. L'abilità del lavoro a maglia non è stato solo un modo per decorare la propria casa con la creazione di una varietà di centrini da tavola con pizzo, centrotavola o calzini per i neonati ed altri accessori per la famiglia, ma divenne una vera e propria moda che si sviluppo’ in una serie di scuole di artigianato private, gestite da diverse donne istruttrici che offrivano lezioni private nelle proprie case. L'industria della moda e’ stata come risultato, importante per le donne che adottavano il proprio potenziale nella capacita’ di tagliare e cucire abiti, sviluppando la loro creativita’ nel disegnare i propri indumenti, prendendo spunto da cataloghi e riviste popolari. Mentre le donne impartivano lezioni private alla nuova generazione di stiliste nell’arte della moda, le stesse insegnanti ed allieve, servivano contemporaneamente una vasta clientela esigente che apprezzava la loro moda, in relazione a quella del momento.
Gli uomini invece usavano lavorare la terra non solo per coltivare frutta e verdura ma affermandosi nella produzione di olio d'oliva e di vino in una vasta varieta’, che di seguito, tali prodotti furono considerati tra le risorse commerciali primarie del paese. Lo sviluppo della produzione di vino e di olio d'oliva, come l'olio extra vergine d’oliva divenuti piu’ tardi popolari anche all’estero, ha condotto i proprietari terrieri ad aprire diversi distributori privati, in cui l'olio di oliva dei frantoi ed il vino delle cantine era venduto direttamente da alcune famiglie ad altre famiglie.



Il conflitto tra Nord e Sud Italia esiste ancora oggi a causa dell’insurrezione di alcuni partiti o movimenti anarchici, mentre il Centro continua a godersi delle risorse prodotte dal nord dalle fabbriche di automobili e prodotti tessili o agricoli dal sud, o direttamente dalla Toscana. Nel frattempo anche i veneti che amavano i prodotti organici lavorando nelle loro terre esattamente come facevano i meridionali, erano considerati dal resto della massa settentrionale, “Terroni del Nord.” Il pasto principale dei “poveri” settentrionali era la polenta ed era per questo che i meridionali rispondevano agli attacchi dei nordici chamandoli “Polentoni.” Oltre alla discriminazione tra Nord e Sud esisteva anche il problema delle nette differenze di classi sociali nelle singole regioni, dove i piu’ poveri si nutrivano maggiormente di cereali, pane e vino, accompagnato da una zuppa di legumi o verdura, mentre i piu’ ricchi si gustavano la varieta' delle carni e non solo alla domenica.


Le aziende agricole esistenti in Italia meridionale erano anche fonti di allevamento non solo per la produzione di carne di manzo, ma anche per la produzione di latte, per cui i distributori usavano consegnare le bottiglie di latte appena munto direttamente a domicilio, pedalando in sella ad una bicicletta. Per il trasporto e la distribuzione ambulante delle uova dagli allevamenti di galline, erano usati i carretti trainati da cavalli, muli o asini. La carne di cavallo era un piatto prelibato ed anche di alto nutrimento per la percentuale di ferro contenuta nelle bistecche al sangue. La frutta e verdura era anch'essa trasportata da animali da traino nelle strade fangose non ancora asfaltate. I venditori esperti nell'urlo di vendita dei loro prodotti naturali, facevano accorrere madri, mogli, figli e figlie nelle strade, dove le piu' anziane si accontentavano di calare giu' dai loro balconcini, il cestino legato ad una fune, dove avveniva lo scambio della merce con la piccola moneta.

FINE PARTE PRIMA


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16/10/2013
''Punti di Vista'' di Vito Giancaspro