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2^ puntata - ''I porti pugliesi dalle origini al V secolo - Micenei e Iàpigi''

2^ puntata - ''I porti pugliesi dalle origini al V secolo - Micenei e Iàpigi''


Micenei e Iàpigi

Già all’inizio del suo sviluppo, intorno alla metà del XVI sec. a. C., la civiltà micenea appare in rapporto con le coste dell’Italia meridionale e della Sicilia e, più in particolare con quelle della Puglia meridionale. Tuttavia ancora prima che nella penisola ellenica fiorisse la civiltà micenea sono note le relazioni culturali fra l’Egeo e la Puglia. Tali rapporti sembrano accordarsi con la tradizione, accolta da Dionisio di Alicarnasso, relativa alla più antica colonizzazione mitica dell’Italia meridionale attribuita ad Arcadi, provenienti dal Peloponneso. Questa migrazione avvenuta diciassette generazioni prima della guerra di Troia, cioè intorno al 1800 a.C., sarebbe stata guidata da Entro e Peucezio, figli di Licaone, re degli Arcadi.
La colonizzazione micenea ha lasciato le maggiori tracce nel golfo tarantino e sulle coste del Salento, ma esse vanno scoprendosi sempre più numerose anche lungo la costa adriatica della Puglia centro – settentrionale. La ricerca dei metalli può considerarsi la ragione principale della frequentazione micenea del Mediterraneo centrale, tanto più che, dopo il tramonto della civiltà micenea la stessa ragione spingerà i Greci ad avventurarsi in questi mari.
Tuttavia la Puglia ed in particolare l’insediamento di Scoglio del Tonno, presso Taranto, oltre che tappa intermedia nella navigazione verso il Tirreno, hanno costituito un centro di scambi fra il mondo egeo e le culture dell’Italia settentrionale.
Le località della Puglia in cui è stata ritrovata ceramica micenea diventano sempre più numerose con il progredire dell’indagine archeologica. La maggiore concentrazione si ha lungo la costa ionica del Salento: Scoglio del Tonno (Taranto), Porto Perone e Saturo, presso Leporano (Taranto), Torre Castelluccia (Pulsano, Taranto), Porto Cesareo (Lecce) . Infine, alle ricerche di questi ultimi anni risalgono, in gran parte, i documenti di un’assidua e duratura frequentazione Micenea lungo la costa adriatica della Puglia: Punta delle Terrare (Brindisi), Torre S. Sabina (Carovigno, Brindisi), Bari (S. Scolastica, nella città vecchia), Trani, Coppa Nevigata (Manfredonia, Foggia), Grotta Manaccora sul Gargano (Peschici).
Nel corso del XII sec. a.C., invasioni di nuove popolazioni semibarbare, provenienti dall’area danubiana provocano, sia nel Mediterraneo che nella penisola italica grossi sconvolgimenti che portarono al tramonto della civiltà micenea. In quest’epoca sono abbandonati gli insediamenti di Porto Perone, di Bari (città vecchia), del Pulo di Molfetta, di Masseria di Canne e, poco più tardi, di Scoglio del Tonno.
In tale periodo si colloca l’arrivo degli Iàpigi in Puglia. Gli Iàpigi trovano in Puglia una civiltà ancora fiorente di tipo tardo – appenninico, dovuta a popolazioni ausonie.
La fondazione della colonia di Taranto, verso la fine dell’VIII sec. a.C., non rappresenta però per le popolazioni indigene della Puglia la fine della propria indipendenza politica, etnica e culturale. Al contrario nei due secoli successivi si assiste alla maggiore fioritura della civiltà apula, pur nell’articolazione delle sue manifestazioni, che rispecchiano chiaramente la tradizionale ripartizione del popolo e del territorio apulo, in Messapia, Peucezia, e Daunia.
A dimostrare che i Pugliesi conobbero le vie del mare Adriatico, basta un’importante risultanza: quella di scavi nel raggio di Trieste e dell’Istria. Negli scavi archeologici in questi due vasti agri – il tergestino e l’istriano – si sono ritrovati in grande quantità vascolare, la quale produzione s’intensifica più tardi nella protostoria con i ritrovamenti di vasi più elaborati, e poi, per il periodo storico, di vasi più elaborati dell’arte di Canosa, di Egnazia e di Ruvo. Negli scavi di Nesazio, ch’era la capitale dell’Istria, dove i Romani vinsero il re istriano Epulo, i ritrovamenti furono ancora più copiosi.
Certo è pertanto che gli Apuli della costa navigavano, perchè altrimenti quei prodotti apuli non vi sarebbero giunti: ma è pure certo, che gli Apuli si dirigevano a Trieste, il cui nome ha la radice nella sillaba “terg” (trg) – donde “Tergestum” – e questa sillaba fu un vero sostantivo, che significa “mercato”: e mercato era davvero Trieste già nell’era preistorica. Di tale mercato si avvalevano i Pugliesi, per recarvi olio, derrate agricole e prodotti fittili, e scambiarli con legnami e ferro del vicino Noricum. I vantaggi del mercato tergestino non potevano sfuggire ai Pugliesi dell’Adriatico, gente che sapeva tener bene aperti gli occhi a tutte le prospettive, che potessero giovare ai loro interessi. Ma se l’Alto Adriatico, con il centro nel “terg” di Trieste, come punto di smistamento commerciale, era divenuto familiare agli Apuli, costoro – Dauni, Peucezi e Messapi – avevano contemporaneamente rivolto la loro attenzione anche all’Egeo, donde avevano importato, e piuttosto imparato, l’arte antichissima vascolare egea, ch’essi poi, specialmente a Egnazia, avevano perfezionata, dopo di aver tratto da essa ispirazioni artistiche possenti, e che a Canosa aveva raggiunto quella tinta rosata stupenda, unica in tutto il mondo.
In tutto ciò quella che erge, come causa, come ragione e come incremento, è sempre la navigazione, la quale presuppone anche la costruzione navale .


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