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APPLICAZIONE DELLE REGOLE DI GIOCO

APPLICAZIONE DELLE REGOLE DI GIOCO


Continuando nell’illustrazione della relazione dell’osservatore arbitrale oggi ci occupiamo della voce:
APPLICAZIONE DELLE REGOLE DI GIOCO
Entrando nello specifico si deve immaginare l’osservatore arbitrale alla stregua di un educatore che guida, orienta, giudica (misura) il processo formativo e attribuisce un voto sulla prestazione, dell’arbitro osservato, così come l’esaminatore attribuisce un voto all’esaminato.
E’ evidente che vi è una notevole differenza (così come nell’esemplificazione su effettuata) nelle modalità e nei contenuti che l’O.A. deve rilevare a seconda della categoria in cui è chiamato a “visionare” un arbitro, infatti, nella categorie CAN A e B, CAN B, CAN PRO, l’osservatore deve relazionare su “applicazione ed interpretazione delle regole del gioco/controllo della gara, approccio tattico, gestione della partita e descrizione di situazioni particolari”.
Per la CAI (commissione arbitri interregionale) e OTR (organo tecnico regionale) : “interpretazione ed applicazione delle regole del gioco, controllo e gestione della
gara”.
Per l’O.T.S. (organo tecnici sezionale) : “ applicazione delle regole del gioco” ed in
Particolare:
1) Mostra di conoscere in generale, le regole del gioco?;
2) L’applicazione della regola 12 “falli e scorrettezze” è stata rispettata?;
3) Distingue i falli dai normali contatti di gioco?;
4) Distingue la volontarietà dei falli di mano?;
5) Ha basi di conoscenza della regola 11 “fuorigioco”?.
Credo sia opportuno partire dall’O.T. S. perchè, a mio giudizio è in questo “settore” che la funzione dell’osservatore assume la massima importanza.
E’ intuibile che nella fase del germoglio la pianta (il giovane arbitro) ha bisogno del massimo dell’attenzione e della cura in modo che si sviluppi sana e rigogliosa.
Dal tipo di quesiti cui l’osservatore deve rispondere si rileva che la prima valutazione ch’egli deve effettuare è se il giovane arbitro ha una “cultura calcistica” cioè se dimostra una familiarità con l’ambiente, in sostanza, se ha praticato, in precedenza, seppur in forma “amatoriale” attività calcistica e quindi conosce nelle linee generali il regolamento. Pertanto deve osservare con attenzione sin dall’ingresso sul terreno di gioco il modo come adempie ai compiti più elementari: ingresso in campo, schieramento delle squadre, sorteggio, controllo delle reti, controllo delle persone ammesse in panchina, presenza dei due collaboratori di parte.
Come è evidente sto descrivendo una gara del settore giovanile. Ma ciò è valido anche per le altre categorie. Appena inizia il gioco si deve rilevare innanzitutto le modalità d’intervento (tempo di reazione fra il fatto rilevato, la tempestività d’intervento, le modalità di emissione del fischio). Quanto all’opportunità d’intervento qui la riflessione deve focalizzata al quesito : distingue i falli dai normali contatti di gioco?. Ovvio i falli contenuti nella regola 12. Considerato il livello tecnico dei giovani calciatori tale distinzione dovrebbe essere semplice, ma spesso non lo è, anzi è in questi comportamenti che l’osservatore attento può rilevare il grado di “assimilazione” e quindi di maturità tecnica conseguita dal giovane collega. Altro parametro di valutazione è nella “volontarietà” del fallo di mano. In particolare sui diversi effetti di questo, se interrompe un’azione efficace di gioco, se avviene nelle aree di rigore, ed i relativi provvedimenti tecnici e disciplinari. Quanto al quesito se “ha basi di conoscenza della regola 11 fuorigioco” sarebbe opportuno che l’osservatore assuma una posizione decentrata (nella trequarti di campo all’altezza, poco fuori l’area di rigore) di “osservazione” al fine di essere in condizione di osservare il verificarsi del fatto irregolare e poter rispondere al quesito con adeguata cognizione.

E’ fondamentale, da parte dell’osservatore rilevare non solo la natura degli “eventuali” errori ma soprattutto capire quali fattori li hanno determinati. Solo così Egli potrà svolgere il compito più importante della Sua funzione nel discutere (durante il colloquio di fine gara) e far capire perchè ha commesso gli errori e soprattutto come evitarli in futuro.
Diverso è il compito dell’osservatore nei campionati nazionali sia dilettantistici (CAI – CAN D) che professionistici (CAN A – CAN B- CAN PRO) “applicazione ed interpretazione delle regole del gioco/controllo della gara, approccio tattico, gestione della partita e descrizione di fatti particolari”.
In questo caso per rendere l’idea del compito dell’O.A. credo ch’Egli debba svolgere il compito di un “critico d’arte”. Deve essere “profondo conoscitore” delle tecniche utilizzate nella costruzione o esecuzione dell’opera d’arte, interpretare nella giusta essenza il “pensiero” dell’autore, condividere o meno il “significato” ed esprimere un giudizio “critico” su quanto osservato.
Quanto all’O.A. si chiede se il collega visionato si sia inserito “armonicamente” nel contesto tecnico/agonistico, abbia avuto consapevolezza dell’aspetto tattico espresso dalle due squadre , sia riuscito a “gestire” la gara nei suoi momenti “topici”, applicando in coerenza il regolamento, e soprattutto a tenere “sotto controllo” la stessa. In particolare descrivere le modalità e l’opportunità di risolvere “situazioni particolari”, ciò in ossequio al concetto che il risultato tecnico della gara è spesso legato ad “episodi”.
L’O-A. deve trarre delle conclusioni sul grado di maturità conseguito e soprattutto se il collega visionato ha margini di miglioramento o se il Suo processo formativo si è pienamente realizzato e non potrà ulteriormente evolversi. Fondamentale sarà l’esito del colloquio dal quale l’osservatore si dovrà (attraverso un dialogo sereno e costruttivo) rendere conto se quanto eventualmente rilevato è da attribuire ad un fatto “episodico” o strutturale. In ultima analisi il Suo compito richiederà il massimo della concentrazione perchè dovrà comprendere quali meccanismi interpretativi hanno stimolato la “mente” del collega visionato, alla luce di tutte le tensioni che la gara ha vissuto. E’ da sottolineare che il giudizio finale “espresso” dall’osservatore va accolto con la dovuta attenzione in considerazione che anche questo è frutto di una elaborazione “personale” per cui anch’essa con i tipici limiti dell’umanità. Sarà perciò fondamentale il ruolo dell’organo tecnico (di qualsiasi campionato si tratti) che, valutate le diverse opinioni espresse dai diversi osservatori sullo stesso arbitro trarrà delle conclusioni più giuste ed equilibrate possibili, non trascurando il fattore umano dello stesso.
Mauro Minervini


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