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Tenebre e Luce - 3^ parte

Tenebre e Luce - 3^ parte


Un contingente di poche decine di elfi maschi equipaggiati di tutto punto sostava nel mastodontico corridoio appena fuori dalla porta della Roccaforte dei Nani, a salutarli circa un centinaio di elfi ancora sani: gli altri dovevano restare costantemente sotto le cure dei pochi guaritori. Qualche ragazza elfa piangeva, stringendo forte la propria anima gemella che cercava di confortare, con la morte negli occhi.
Qualche elfo più anziano, già meno luminescente, teneva lo sguardo fisso sul Capo Eletto, con un’espressione di rabbiosa accusa. Solo il fatto che anche quella ragazzina esuberante stesse rischiando la vita impediva loro di attaccarla verbalmente per l’ovvio destino a cui aveva condannato i suoi fratelli: un elfo non tormenta mai chi per il bene degli altri sacrifica il dono più prezioso, e solo in quel caso può accettare l’atto del suicidio intenzionale senza considerarlo un’offesa alla Vita.
L’unica ragazza che avrebbe viaggiato era seduta su una sporgenza a qualche metro da terra. Cercava di non guardare gli struggenti addii degli innamorati e di non pensare che se uno dei due fosse morto l’altro lo avrebbe seguito spegnendosi in pochi mesi, perchè il legame d’amore degli elfi era assoluto, eterno e si instaurava solo una volta nella vita: gli elfi si sposano solo con chi ameranno per sempre, con la propria naturale metà.
Aveva lei il coraggio di rendere orfano qualcuno, come era stata lei? Si, con lei c’era sempre stato Mark … ma non era mai stato simile a una famiglia vera, quella che aveva perso.
- È l’alba, Capo Eletto. – la avvisò cordiale un elfo biondo che le si era avvicinato.
- Grazie per avermi avvisato, Taras . Vi raggiungo subito. –
Appena si avvicinò di qualche metro al gruppo, sentì la presenza dell’ibrido accanto a lei: un nodo si sciolse nella sua mente e capì che cosa avrebbe dovuto fare. Marciò vittoriosa verso le guardie, sorridendo per la propria lentezza: avrebbe dovuto cogliere subito la soluzione, era sempre stata a portata di mano, di una evidenza fulminante.
- Fratelli, la decisione che sto per comunicarvi è un atto ufficiale, come Capo Eletto dagli Elfi della Assemblea dei Pari. Io scelgo chi mi proteggerà in questo viaggio irto di pericoli e la mia parola è legifera. –
Si voltò piano, guardando i volti bianchi e delicati, simili al suo, poi si fermò sul viso dai lineamenti più duri, la pelle ambrata e una rada barba biondiccia. Tese una mano verso l’ibrido, con il palmo verso l’alto.
Mark intuì subito il significato di quel gesto e ruggì la propria disapprovazione con rabbia.
- Sei impazzita?! Vorresti farmi credere che sei così folle e temeraria da andare là fuori solo con me al tuo fianco?! Non ci tieni proprio alla tua vita, eh?! –
- Questa mia decisione è ufficiale e vista la mia posizione tu non puoi far nulla oltre a chinare la testa e ad accettarlo. – Indil sorrise, una smorfia di soddisfazione perchè la sua carica le permetteva questa azione.
- Io convoco l’Assemblea dei Pari! – rispose a tono il ragazzo, abbracciando con lo sguardo gli elfi presenti - La maggioranza è presente, quindi posso proporre di destituire il Capo e mi propongo come successore. –
I volti luminosi assunsero un’espressione accigliata, quasi in sincronia: nella loro mente un veloce calcolo di probabilità, un conteggio del risparmio di vite. Poi uno di loro parlò per tutti.
- La decisione del Capo è molto saggia. Non vediamo motivi sufficienti per destituire chi desidera il bene della nostra comunità così tanto da sacrificarsi da solo. –
- Voi vaneggiate. Non ci sono motivi sufficienti? Le permettete di scegliere consapevolmente la morte? –
Taras, uno degli elfi del corpo di guardia, decise di rispondere al proprio capitano con la fredda logica.
- Il nostro Capo sceglie di mettere a rischio due di noi piuttosto che ventitrè elementi. È una decisione saggia soprattutto perchè un contingente numeroso attira da più lontano e con più forza la brama di sangue degli Abomini: voi e la signorina Indil potete passare inosservati molto più facilmente, senza contare che è più semplice trovare riparo e viveri per due persone, e non per una ventina. –
La logica degli elfi era arrivata allo stesso ragionamento: un sacrificio minore per lo stesso bene, se non maggiore. Era accettabile, dal loro punto di vista: la gran parte di loro sarebbe stata unita, attendendo la fine della razza. Inoltre la decisione del Capo era stata presa all’improvviso, senza alcun consulto ed era giusto che coinvolgesse solo lei … e l’ibrido suo compagno.
Mark si arrese, digrignando i denti per lo sconforto. Solo loro due in un mondo di tenebra: se non fosse stato furioso per la tendenza a immolarsi della sua migliore amica sarebbe stato possibile cogliere il solo lato positivo, dal suo punto di vista: lui sarebbe stato comunque accanto a lei, fino alla fine, come aveva promesso a sè stesso.
Indil prese il proprio zaino affiancandosi all’ibrido e emettendo un sussurro di scuse ininterrotte. Lui irrigidì il collo, mettendo in evidenza i tendini sotto la pelle dorata.
- Lascia stare. Devo proteggerti, ma non farti compagnia con la mia conversazione. Sono veramente imbestialito, mia cara. – la fulminò con i suoi occhi ardenti.
- Era l’unico modo. Perdonami … almeno stiamo insieme, no? –
- Non avrei mai pensato che una pessimista come te avrebbe trovato del buono in una situazione catastrofica come questa. Immagino tu senta il bisogno di giustificare la tua scelta folle, forse ti senti in colpa? –
- In realtà l’ho fatto per non sentirmi in alcun modo colpevole. Così, non sto rubando la vita di nessuno. - rispose lei, sincera, mentre si avviavano alla porta monolitica, aperta del minimo spiraglio necessario per uscire. Le voci eteree degli elfi intonarono la Cantica dell’Aedo, per salutarli con l’augurio di tornare.

“Saluto l’alba della primavera
Con i versi di un futuro dorato.”

- Ancora una volta l’alba. Non ci sta ingannando, ora? – chiese Mark ricordando le riflessioni melanconiche del giorno prima.
- Voglio ingannarmi, fingere che la mia non sia una vana speranza.- sussurrò la ragazza, guardando un raggio di sole aranciato che penetrava dallo spiraglio aperto.
- Vedi? – mormorò il ragazzo, indicando la pietra scura e il raggio di luce – Anche dalle tenebre può nascere la luce. E allora offuschiamo la morte ventura di speranza, se questo ti rende felice.-
- Non mi rende infelice. –




03/03/2014
Rubrica a cura della scrittrice Rossella Modugno