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		''Notte bianca'' di Gabriele D'Annunzio
  
          
		   
		  
          
          
          
          
          
          
              NOTTE BIANCA
 La mia lunga romanza in mi minore
 va per la calma de la notte bianca:
 io son già fioco, la chitarra è stanca;
 ma voi non ascoltate, e il canto muore.
 Vi traggono, Madonna, i sogni a 'l fiume
 che rispecchia ne l'acque alte i roseti,
 ove dileguan sotto il mite lume
 le coppie de le amanti e de i poeti?
 <mentre sorgono i fiori a pispigliar
 su da li antichi vasi de la China,
 voi sommerge la fresca onda lunar?>>
 La mia lunga romanza in mi minore
 va per la calma della notte bianca:
 io son già fioco, la chitarra è stanca;
 ma voi non ascoltate, e il canto muore.
 O Madonna, la luna impallidisce
 ne 'l ciel come una lampa d'alabastro;
 e s'accendono già le prime strisce
 di arancio e ora sovra il ciel verdastro.
 E voi non vi destate? O su da 'l letto
 a l'ultimo incantesimo lunar,
 sorgete alfine ignuda a mezzo il petto,
 candida e palpitante, ad ascoltar?
 Aprite, aprite; de le chiome l'onda
 porgetemi: d'amor li incanti io so;
 lieve per la vivente scala bionda
 a 'l ciel de' vostri baci io salirò.
              
            04/05/2014  
			  
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              | L'angolo della poesia di Francesco V.P. Carelli | 
             
            
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