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2° appuntamento con la rubrica curata dalla scuola paritaria l'Isola di Peter Pan

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Perchè si parla di psicomotricità e non, semplicemente, di motricità? La preferenza per il primo termine è giustificata dal fatto che vi è una netta differenza fra i movimenti di una macchina e quelli che hanno origine nel nostro corpo. Questi ultimi, diversamente dai primi, sono generalmente collegati con eventi psichici e hanno una natura cognitiva. Il collegamento, nella psicomotricità, fra la componente psichica e quella motoria può poi assumere varie forme. Abbiamo infatti tre tipi di psicomotricità: automatica, semiautomatica e controllata. Nella psicomotricità automatica il collegamento tra la componente psichica e quella motoria è così stretto che non risulta necessario alcun atto di decisione o alcun controllo cosciente. E’ quanto avviene per i riflessi naturali che funzionano indipendentemente da ogni apprendimento, per esempio l’immediata ritrazione della mano quando si tocca un oggetto bollente. Vi è poi una psicomotricità semiautomatica, nel senso che sulla base di schemi psicomotori collaudati, noi interveniamo volontariamente modulandoli in modi diversi. Per esempio, possediamo bene la capacità di suonare il pianoforte e conosciamo a memoria un certo brano musicale ma interveniamo volontariamente nell’esecuzione conferendo ad essa un tocco tutto nostro. Vi è infine la psicomotricità controllata dalla coscienza, come quando eseguiamo movimenti complessi sostanzialmente nuovi per noi in situazioni nuove ( provare per la prima volta ad andare sugli sci). Queste varie forme di psicomotricità sono ormai presenti e consolidate nell’adulto. Ma quali tappe attraversa tale sviluppo e quali forme assume? Prima di cercare una risposta a tali quesiti, è utile ricordare che lo sviluppo psicomotorio si inserisce in un quadro di sviluppo molto più complesso ovvero lo sviluppo psicologico integrale dell’uomo. Ci troviamo a parlare di un’area che presenta sicuramente dei caratteri specifici, ma è anche in vario modo in rapporto con tutte le altre, concorrendo con esse a formare l’unità della persona. Possiamo identificare sei grandi aree che concorrono a creare lo sviluppo completo della persona umana ed esse sono: area motoria, area sociale e morale, area percettiva, area cognitiva, area emotiva e area motivazionale. Se una delle seguenti aree è danneggiata, il danno si riflette anche nelle altre. Lo sviluppo psicomotorio comincia assai prima della nascita, come sanno le madri che avvertono i movimenti del feto. Si tratta di movimenti riflessi automatici provocati da stimoli di ordine cinestesico, tattile o sonoro che l’organismo è già in grado di avvertire. Dopo la nascita si ha una intensificazione nello sviluppo della psicomotricità, che porta, nel breve spazio di dodici o quattordici mesi, a due conquiste fondamentali: la prensione e la deambulazione. E’ precisamente intorno al 5°/6° mese che viene organizzandosi lo schema della prensione che si diversificherà e stabilizzerà nei mesi successivi ( alla prensione di un oggetto, ad esempio, si accompagnerà l’abilità di saperlo poggiare con cura o lanciarlo). In questi mesi il bambino comincia a sviluppare alcuni prerequisiti per la deambulazione, per esempio una prima capacità di stare con il busto eretto e di iniziare a muoversi nello spazio. Le due componenti della deambulazione, vengono dapprima acquisite separatamente, nel senso che verso gli 8/9 mesi il bambino è in grado di stare retto e riesce tuttavia a spostarsi solo camminando a quattro zampe. Solo dagli undici mesi in avanti, queste due componenti di fondono (se aiutato, il bambino sta in piedi e cammina).Vedi Immagine Inoltre, lo schema della deambulazione e della prensione entrano in rapporto fra loro nel senso, per esempio, che il bambino cammina tenendosi afferrato alla mano dell’adulto. Gli schemi psicomotori appena indagati sono considerati strumenti di grande importanza per la conoscenza della realtà in quanto la prensione permette di avvicinare a sè gli oggetti e di esplorarli mentre la deambulazione di avvicinare sè stessi agli oggetti. Questi due schemi costituiscono le matrici a partire dalle quali si sviluppa una grande varietà di altri schemi motori. Ricordando la teoria di Piaget, si svilupperanno in seguito nel bambino due processi che si alterneranno: l’assimilazione e l’accomodamento. Grazie all’assimilazione, il bambino assocerà nuove realtà a schemi psico-motori già posseduti, che resteranno inalterati. Il processo di accomodamento invece, darà la possibilità al bambino di modificare quegli schemi, per la necessità di tener conto di alcuni aspetti della realtà che sono nuovi e non possono essere inseriti in uno schema già posseduto. Negli anni successivi, a partire dai due schemi-base, molti altri se ne sviluppano. Così ad esempio, lo schema dell’afferrare dà luogo a schemi diversi corrispondenti ai vari modi di separarsi dall’oggetto: lasciandolo cadere, facendolo rotolare, ecc. Lo schema della deambulazione invece, può differenziarsi nel camminare, correre o saltare. Questi progressi hanno generalmente luogo tra i due e i sei anni.Vedi Immagine Altri progressi possono consistere, dai 6 anni in avanti, nel fondere in vario modo gli schemi. Per esempio, un bambino può divenire capace di camminare battendo ritmicamente un bastone per terra o di correre lanciando una palla. Infine, è’ importante fare una distinzione fra quella che potremmo definire psicomotricità normale e quella specifica. La prima comprendente quegli schemi psicomotori che tutti più o meno acquisiscono nel corso della loro crescita, la seconda riguarda invece certe acquisizione psicomotorie specifiche che hanno luogo solo in seguito a particolari addestramenti ( per es. nuoto o saper suonare uno strumento musicale). In conclusione è utile sempre ricordare che il comportamento umano è il risultato di una complessa interazione tra patrimonio genetico, ambiente naturale e momento temporale. Ogni essere ha una propria individualità di comportamento che può essere simile, ma mai completamente uguale a quella di altri. Nell'analisi dello sviluppo psicomotorio del bambino, che si possa considerare in linea con i tempi, bisogna valutare principalmente il patrimonio genetico che rappresenta quelle caratteristiche che non possono essere influenzate dall'ambiente quindi invariabili, ma va necessariamente considerato anche il fatto che l'ambiente influisce notevolmente attraverso il continuo apporto di stimoli esterni.

02/10/2012
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