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3° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente: ''Il capitale sociale del Mezzogiorno''

3° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente: ''Il capitale sociale del Mezzogiorno''


IL CAPITALE SOCIALE DEL MEZZOGIORNO

Uno degli aspetti fondamentali dell’odierna questione meridionale è rappresentato dal deficit di civismo presente nel corpo sociale del sud.
Per civismo, in questo caso, non si intende solo il fenomeno per cui la società civile si rende protagonista della vita pubblica, attraverso l’attivismo e la partecipazione qualificata ai processi decisionali, politici e culturali di un determinato territorio, ma anche, e soprattutto, la presenza diffusa di comportamenti individuali e collettivi improntati al senso civico. Volendo definire il senso civico, si deve necessariamente far riferimento al rispetto del bene e dei beni pubblici, alla predominanza dell’interesse comune su quello privato, alla capacità di cooperare con gli altri e all’attenersi alle regole fissate non tanto dalla legge ma dal buon senso e dalla buona educazione, derivante, quest’ultima, dalla consapevolezza che la libertà personale ha un limite invalicabile nella libertà degli altri.
E’ evidente che la carenza di senso civico, o di civismo in senso più lato, è una delle connotazioni più riscontrabili in tutta la società italiana e ne abbiamo prova nell’andamento sociale ed anche politico che si registra quotidianamente nella nostra vita pubblica. E’ altrettanto evidente, però, che il fenomeno è più radicato e presente nel Mezzogiorno. Le cause di questo sono di carattere storico ed economico e le conseguenze sono visibili in tutte le manifestazioni della vita pubblica e privata di gran parte della popolazione meridionale.
Occorre quindi intervenire per far sì che, almeno in prospettiva medio-lunga, il livello di senso civico presente al Sud si innalzi e, per ottenere tale risultato bisogna operare soprattutto sulle nuove generazioni, immettendo nella loro testa, nel loro modo di pensare ed agire robuste iniezioni di civismo, da parte innanzitutto delle agenzie educative, quali la famiglia e la scuola, e, in secondo luogo, delle istituzioni preposte agli interventi sociali collettivi.
Chiarito l’obiettivo, e prima di passare a definire il come fare ( cioè capire quali interventi concreti mettere in atto, individuando le risorse umane e gli strumenti operativi occorrenti per raggiungerlo) bisogna però individuare le motivazioni profonde di carattere sociologico che sottendono alla carenza di senso civico.
A tale proposito c’è un corposo filone di studi, da Coleman a Putnam, da Sciolla a Fukujama, che ha focalizzato l’attenzione sulla formazione e sull’evoluzione di comportamenti sociali orientati alla carenza di senso civico e sulla presenza in alcune aree di una cultura diffusa che tende a non obbedire o ad aggirare le regole sociali.
Tali teorie si basano innanzitutto sul concetto di “capitale sociale”, il quale afferma che una società è più o meno progredita, sul piano del senso civico, in quanto è più o meno dotata di tale capitale, il quale, a sua volta, è rappresentato dalla qualità e dalla quantità delle relazioni sociali esistenti in una determinata collettività di persone.
Ebbene, si è dimostrato che, specie nel sud Italia, il capitale sociale esistente è minore di quello presente in altri ambiti geografici della nostra nazione e che tale carenza sia dovuta soprattutto a due fattori.
Il primo e forse il più importante è la mancanza diffusa di fiducia delle persone verso la società circostante, che si manifesta sempre e comunque nei confronti degli altri, delle istituzioni, della possibilità di giustizia sociale, della cooperazione, la quale, a sua volta origina una mentalità chiusa ed egoistica, per la quale ognuno cerca di perseguire i propri scopi con qualsiasi mezzo e aggirando le regole, sia giuridiche che morali.
Il secondo è rappresentato dalla presenza nelle relazioni interpersonali di reti sociali verticali anzichè orizzontali, per cui si registra una abnorme gerarchia di potere tra le persone, a cui la maggioranza si adegua per poter trarne il maggior vantaggio possibile. Alla possibilità di cooperare si sostituisce, quindi, un orientamento a far parte di gruppi politici e di interesse in grado di proteggere nelle eventualità problematiche che potrebbero verificarsi.
Altri fattori ( di cui parleremo in seguito) contribuiscono alla carenza di capitale sociale nel Mezzogiorno, che ne ostacolano un decollo civile compiuto, nonostante un risveglio partecipativo della società meridionale abbastanza evidente ma ancora insufficiente.

Grazie per l’attenzione e arrivederci al prossimo appuntamento.
Giuseppe Manente


24/01/2013
Nuove Questioni Meridionali